Le conseguenze della guerra del Nagorno-Karabakh nell’autunno del 2020 hanno delineato nuove possibilità per il Caucaso meridionale. Il nono punto dell’armistizio sancito nel novembre 2020 tra Armenia, Azerbaijan e Federazione Russa sancisce il ripristino dei vecchi collegamenti sovietici bloccati dall’inizio della guerra nei primi anni novanta. Il più importante, il cosiddetto “corridoio di Zangezur” nella regione di Syunik nell’Armenia meridionale, rimane il principale oggetto di contestazione e potenziale cooperazione. Il corridoio di circa 43 km non dovrebbe collegare solo l’exclave azera del Nakhichevan con l’Azerbaigian, ma anche la Turchia, l’Iran e la Federazione Russa, ponendo l’intera regione transcaucasica come snodo strategico-commerciale per i mercati europei e asiatici.
Dopo l’importante partecipazione alla guerra del 2020 a fianco dello storico alleato azero, la Turchia ha particolarmente sottolineato la centralità del “corridoio di Zangezur”. Nel lungo periodo, sia sul piano geopolitico che politico, il corridoio garantirebbe una doppia porta d’ingresso verso l’Asia e l’Europa. Tale snodo caucasico prevederebbe un percorso alternativo agli attuali canali di approvvigionamento delle materie prime, nonché uno strumento geopolitico di salvaguardia dalle possibili nuove escalation militari. L’arrivo della pandemia da Covid-19 ha maggiormente evidenziato l’importanza del progetto nel lungo periodo. Le crisi in ambito commerciali dovute all’ostruzione del Canale di Suez e l’attuale interruzione dei traffici provenienti dal Mar Nero a causa della guerra russa contro l’Ucraina, evidenziano la rilevanza geopolitica della regione.
Tuttavia, il progetto rimane ancora incompleto. L’apertura del corridoio lungo il confine nazionale armeno-iraniano pone la spinosa questione della sovranità nazionale della stessa Armenia. Inoltre, possibili ritardi nella realizzazione e apertura del corridoio potrebbero innervosire le autorità azera, impegnate anche nel mantenimento delle relazioni con l’Iran. Teheran ha ufficializzato la sua posizione, criticando qualsiasi cambiamento delle territorialità e sovranità regionali. Mosca, invece, rimane garante del processo di pace nella regione del Nagorno-Karabakh abitata dagli armeni, e quindi responsabile della riuscita dei progetti riguardanti i nuovi canali di comunicazione regionale.
L’obiettivo di questa ricerca politica è triplice: 1) realizzazione di uno studio dettagliato sulla sicurezza regionale dal versante armena; 2) valutazione delle potenzialità commerciali e possibili rischi in merito ai ritardi sulla finalizzazione del corridoio di Zangezur; 3) analisi politica del potenziale impatto sulle opportunità commerciali europee fornite dall’apertura del corridoio.
Con l’obiettivo della ricerca in oggetto The Alpha Institute ha lanciato una raccolta fonti al fine di sovvenzionare il progetto
https://www.gofundme.com/f/zangezur-corriod-gateway-to-asia?qid=46b23fde8e597d80950f4e756430a56c