Il Primo Ministro etiope Abiy Ahmed, dopo l’approvazione all’unanimità della Camera bassa del parlamento, ha dichiarato il 4 novembre lo stato di emergenza della durata di sei mesi per la regione del Tigray e ha ordinato l’intervento militare contro il partito che la governa, il Tigray People’s Liberation Front (TPLF), accusandolo di aver organizzato un attacco su più fronti al comando settentrionale dell’esercito federale. Il TPLF nega qualunque coinvolgimento. La regione settentrionale del Tigray, in Etiopia, confina con il Sudan ad ovest, ma soprattutto a nord con l’Eritrea dove più della metà dei cittadini condivide con la popolazione della regione etiope l’appartenenza etnica tigrina.

Le tensioni nel Tigray sono definitivamente aumentate da quando, a settembre, il governo federale ha rinviato a tempo indeterminato le elezioni regionali a causa del Covid-19 e il TPLF si è opposto organizzando le proprie elezioni. Va considerato che il TPLF, partito di etnia tigrina, ha dominato e plasmato la politica etiope nel tempo. Fin dal regime comunista del Derg il TPLF insieme al Fronte di liberazione popolare eritreo (EPLF) lottò per l’autonomia del Tigray e per la ricostituzione dell’Etiopia sulla base di regioni etnicamente autonome. Il TPLF si fuse con altri movimenti di opposizione su base etnica nel 1989, per formare la coalizione nota come Ethiopian People’s Revolutionary Democratic Front (EPRDF), che riuscì a sconfiggere definitivamente il regime comunista nel 1991. Da quel momento e soprattutto dalle elezioni del 1995 in poi l’EPRDF, la cui forza trainante era il TPLF, dominò la politica etiope e permise nel 1993 l’indipendenza legale dell’Eritrea, con cui fu in guerra per una disputa territoriale dal 1998 al 2000.

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