di Gaetano Mauro Potenza
Stavo guardando la terza puntata di Game of Thrones, e dopo due puntate passate per la preparazione dell’ordine di battaglia, “l’esercito dei vivi” schiera una cavalleria leggera in prima linea, senza aver effettuato un minimo di ricognizione iniziale? Mi sono detto: “devo analizzare la battaglia!”. Ed eccoci qua.
Premessa: il contenuto contiene molti “spoiler” quindi se non avete ancora visto l’episodio 8×03 passate oltre.
Piani di battaglia
L’esercito dei vivi ha passato tutto il periodo di preparazione della battaglia solamente a rafforzare le fortificazioni di Grande Inverno. Avevano dalla loro parte un vantaggio considerevole: la scelta del terreno di scontro. Infatti, oltre a fortificare il castello, decidono di condurre lo scontro non lontano dalle mura al fine di evitare un lungo assedio, perché una forza così ingente di uomini, cavalli e draghi avrebbe esaurito le vettovaglie in poco tempo. Grazie a Bran Stark i vivi elaborano un piano: attirare il Re della Notte, capo dell’esercito dei Morti, vicino a Bran in modo che unità speciali avrebbero potuto eliminare il target e sconfiggere l’esercito avversario.
Di contro l’Esercito dei Morti, forte del numero ingente di unità a disposizione e di armi non convenzionali, come capacità di alterare le condizioni climatiche del terreno, ha un solo obiettivo: individuare ed eliminare Bran.
Intelligence
L’esercito dei vivi, ha completamente sottovalutato l’utilizzo dell’intelligence per la predisposizione della battaglia. Infatti non sono state create delle unità di esploratori ed acquisitori obiettivi, che avrebbero potuto individuare il nemico ed acquisire numeriche e tipologie di unità da affrontare. Inoltre avrebbero potuto effettuare ricognizioni ad alta quota, grazie allo squadrone di draghi, al fine di acquisire informazioni preziose e di studiare il terreno di scontro. Inoltre non si sono resi conto che avevano a disposizione una “cyber arma”: Bran con la sua capacità di hackerare la mente degli animali avrebbe potuto spiare le forze nemiche fin dall’inizio. Grazie allo studio del terreno i vivi avrebbero potuto predisporre un minimo di azioni di sabotaggio del nemico lungo la via che conduceva l’esercito dei morti verso Grande Inverno.
Inizio dello scontro e forze in campo
La mancanza di attività di intelligence ha completamente annientato la cavalleria leggera dei Dothraki entro pochi minuti dell’inizio. L’unica informazione che avevano i vivi era che dovevano affrontare una sorta di fanteria nemica non meglio identificata. Seppur i due Draghi effettuavano ricognizioni ad alta quota prima dell’inizio dello scontro, la bassa visibilità ha completamente lasciato al buio l’esercito.
Non si spiega dunque, quali siano le ragioni che hanno portato i vivi a schierare una cavalleria leggera in prima linea al fine di risolvere il fronte di una fanteria che non conosce paura (perché già morta). Il successo di un attacco di cavalleria dipende dal fattore psicologico: la cavalleria funziona se induce il panico. Strategicamente è consigliato attaccare la fanteria lungo i fianchi, in modo da esaltare il fattore psicologico, mentre un altro gruppo di fanti risolve il fronte dello schieramento avversario. La paura di essere attaccati induce la fanteria a rompere e fuggire, proprio come la paura di essere sopraffatti fa sì che la fanteria abbatta le proprie armi e scappi. In questa situazione la cavalleria corre libera e uccide finché la fanteria non riesce a riprendersi. Ma in modo cruciale, il successo dipende dalla capacità della cavalleria di indurre il panico. Il fattore psicologico dei Dothraki causato della non conoscenza del nemico ha completamente annientato una cavalleria leggera che è stata lanciata contro il fronte di uno schieramento ignoto. Errore gravissimo che si ripercuoterà lungo il corso della battaglia.
I vivi avrebbero potuto impiegare i Dothraki in due modi: come esploratori a lungo raggio nei giorni precedenti, avendo a disposizione le unità aree che avrebbero potuto garantire loro i rifornimenti necessari; e per attaccare il fianco dello schieramento dei morti, mentre gli Immacolati, la fanteria più addestrata e disciplinata di tutti i regni, avrebbero dovuto tenere il fronte.
Fortunatamente per i vivi, la disciplina degli Immacolati, nonostante le ingenti perdite, ha permesso di coprire nel migliore dei modi la ritirata dal campo di battaglia e limitare i danni.
Ma l’errore più eclatante si ha nell’impiego dell’artiglieria. I vivi hanno schierato una serie di catapulte e trabucchi tra la cavalleria e la fanteria. Impiegata solo con una raffica preparatoria, prima dell’assalto di cavalleria, l’artiglieria si è trovata completamente senza difese non appena i Dothraki sono capitolati. Avrebbero sicuramente potuto posizionare l’artiglieria dentro le mura di Grande Inverno e dietro gli Immacolati al fine di bersagliare continuamente il nemico.
Lo squadrone aereo rappresenta il vantaggio più grande dei vivi ed è stato utilizzato in maniera egregia. Questo, impegnato nell’affrontare la fanteria nemica, doveva anche prepararsi ad uno scontro areo contro il drago di ghiaccio. Inoltre le comprovate armi anti-aeree nemiche, evocazione della tempesta di neve, hanno esposto a seri pericoli le due unità aeree. L’unico errore commesso da Daenerys è stata la decisione di atterrare sul campo di battaglia. Tale mossa avrebbe potuto far perdere all’esercito dei vivi un drago e la propria regina.
Il vantaggio aereo è dovuto anche alle carenze tattiche dell’esercito dei morti. L’utilizzo di “missile anti-drago” una sola volta da parte del Re della notte e la scarsa organizzazione per il trasporto e rifornimento di missili ha fornito all’esercito dei vivi il dominio nei cieli.
Risoluzione del conflitto
La risoluzione del conflitto arriva per i vivi dalle forze speciali. Un membro di una setta di assassini, altamente addestrato per operazioni non convenzionali, con una azione eroica che frappone la sua vita alla sopravvivenza stessa dei regni, porta a casa la missione abbattendo il target. Arya entra ufficialmente a far parte di “The good girls in a badland” meritandosi una medaglia d’oro al valor militare.
L’eroe stesso in questo caso impersona la “provvidenza”, come se tutto ad un tratto Verga si fosse intrufolato nella battaglia ed avesse smentito Hegel e Fukuyama. Niente più “fine della storia” per i Sette Regni, che adesso si trovano nella stessa identica posizione in cui si trovavano gli alleati nel ’44. Con Sansa Stark che si preoccupa, neanche fosse De Gaulle, dell’indipendenza di Grande Inverno, e Denearys che sa che c’è ancora la grande Cersie da dover affrontare a Sud.
Buona visione.