La necessità di investire in capacità strategiche è da tempo una delle priorità dell’Unione Europea. Affinché l’Europa sia in grado di realizzare tale priorità in materia di capacità, essa deve creare le condizioni per una maggiore cooperazione nel settore della difesa allo scopo di ottimizzare i risultati e l’efficienza della relativa spesa. Ciò non può non andare di pari passo con una base industriale di difesa solida, competitiva e innovativa, a vantaggio di tutti i settori dell’economia: gli investimenti nel settore della difesa producono un importante effetto moltiplicatore in termini di creazione di spin-off e di trasferimenti di tecnologia ad altri settori, nonché di creazione di posti di lavoro. Nell’indagine qui presentata si  è evidenziato che L’Europa considerata collettivamente occupa il secondo posto nel mondo per la spesa militare, ma è distaccata dagli Stati Uniti e soffre di inefficienza della spesa a causa di duplicazioni, mancanza di interoperabilità e divari tecnologici. In Europa inoltre i bilanci della difesa si sono ridotti, per aumentare soltanto negli ultimissimi anni. Non è possibile restare indietro, mentre altri attori mondiali (Cina, Russia e Arabia Saudita) hanno migliorato i rispettivi settori della difesa in misura senza precedenti. Senza investimenti duraturi nella difesa, l’industria europea rischia di non disporre delle capacità tecnologiche per costruire la prossima generazione di capacità critiche di difesa e tutto ciò è destinato a ripercuotersi tanto sull’autonomia strategica dell’Unione quanto sulla sua capacità di agire come garante della sicurezza.

In primo luogo, si è pertanto tentato di fare chiarezza sulle tendenze globali in tema di spese per la Difesa, ricavando dati che confermano la tendenza al rialzo per tutte le principali potenze economiche mondiali, con significativi incrementi soprattutto per la Cina e per il Medio Oriente. Si è poi puntata l’attenzione sull’Italia e sulle linee programmatiche del neo-Ministro Trenta, la quale sembra intenzionata a riformare il Comparto all’insegna della razionalizzazione delle spese e della valorizzazione di un modello agile e moderno di Difesa Dual-Use based.

Nella ricerca qui condotta si è data particolare attenzione al Fondo Europeo per la Difesa. Il Fondo si compone di due distinte sezioni di finanziamento, complementari e scaglionate nel tempo.

  1. i) una “sezione ricerca” destinata al finanziamento di progetti di ricerca collaborativa nel settore della difesa a livello dell’UE. Questa sezione, da realizzarsi tramite l’avvio di un’azione preparatoria, è destinata a sfociare in un programma specifico dell’UE all’interno del quadro finanziario pluriennale dell’UE post 2020 ;
  2. ii) una “sezione capacità” volta a sostenere lo sviluppo congiunto di capacità di difesa definite di comune accordo dagli Stati membri. Questa sezione verrebbe finanziata mediante l’aggregazione dei contributi nazionali e godrebbe, ove possibile, del sostegno dal bilancio dell’UE. La “sezione ricerca” e la “sezione capacità” sono complementari ma hanno natura giuridica e fonti di finanziamento distinte.

Ma il Fondo Europeo per la Difesa non esaurisce gli strumenti di finanziamento della ricerca europea in tema di Difesa. Vi sono altri progetti sinergici che hanno consentito lo sviluppo, in cooperazione tra vari Stati Europei, di notevoli tecnologie (soprattutto in tema di sorveglianza marittima).

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