In Asia il 2017 si era aperto su di uno scenario geopolitico complicato ma non particolarmente diverso da quello che la comunità internazionale aveva potuto osservare nei due anni precedenti. Si assisteva, infatti, alla continua espansione della Cina verso il raggiungimento della “Linea dei Nove Punti”, alle tensioni tra Pechino ed Hanoi circa la costruzione di dighe sul delta del Mekong, ed, ovviamente, alla continua tensione tra Corea del Nord e del Sud le quali da circa il 2015 non intrattenevano rapporti diplomatici diretti. Lo scenario che appariva piuttosto stabile nella sua instabilità si sarebbe presto modificato con l’entrata in scena di un nuovo giocatore, che nuovo non è mai stato ma che nel 2017 ha assunto una nuova “identità”, gli Stati Uniti d’America.

Se quindi il 2016 si era chiuso all’insegna del trend che lo aveva caratterizzato, ossia una certa inerzia volta a mantenere lo status quo, il 2017 si è mostrato in una maniera completamente diversa. Lo scorso anno abbiamo infatti assistito alla politica di Washington di mettere l’America al Primo Posto (America First), e conseguentemente i nervi di tutto il mondo sono stati scossi dai molteplici test nucleari della Corea del Nord e dalla tumultuosa relazione mediatica tra Kim Jong Un e Donald Trump. La Cina si è trovata ancor di più al centro dello scacchiere geopolitico regionale. Pechino non ha soltanto portato avanti i suoi sforzi alla creazione della Nuova Via della Seta, riconfermando il suo ideatore, Xi Jinping, come suo leader nel corso del Congresso del Partito comunista tenutosi in ottobre. Ma ha anche dovuto assumere un ruolo di mediatore tra Pyongyang e Washington, facendo i conti con un alleato non molto comodo. Forse meno pubblicizzato dalla stampa internazionale ma Pechino si è nuovamente trovata a scontrarsi cin Delhi sul controllo di un remoto triangolo di terreno sul Himalaya. Guardando poi verso il sub continente indiano e l’asia centrale il 2017 ha marcato il 50esimo anniversario dalla Partition tra India e Pakistan i quali non sembrano essere vicini al risolvimento del loro conflitto.

All’alba di un nuovo anno sorge quindi spontaneo chiedersi cosa accadrà nel 2018, domandandosi, soprattutto, quante, delle tensioni di cui siamo stati testimoni nel 2017 verranno traghettate nei prossimi 365 giorni.

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