La seconda guerra mondiale innescò una ridefinizione della logica di potenza sia a livello internazionale che europeo, in quanto la struttura del sistema non si poggiava più su di una concentrazione multipolare contraddistinta da un alto numero di attori aventi capacità militari, economiche e ideologiche superiori agli altri, ma lasciava spazio al nascente ordine politico mondiale fondato sul bipolarismo. Quest’ultimo era fondato sulla competizione geo-strategica tra le due sole superpotenze rimanenti: Stati Uniti e URSS. Il carattere distintivo della formulazione bipolare del sistema, oltre alla sua natura anarchica, risultava essere fortemente disomogeneo connotato dalla contrapposizione ideologica basata da una parte, dalla promozione dei valori democratici, del capitalismo e della dottrina della porta aperta per quanto riguarda il commercio internazionale, dall’altra la concezione strettamente incentrata sul comunismo di stampo marxista e sul collettivismo. Considerando la consistenza della distribuzione di potenza incentrata in soli due poli, si assiste all’avvento di una condizione considerata a “sovranità sospesa”, in cui essa restava ad effettivo appannaggio solo delle due superpotenze, sottraendo de facto, l’autonomia statuale ad ogni attore regionale poiché incapace di garantirsi la sicurezza politico-militare nel lungo periodo.
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