La necessità di prevenire possibili attentati, ha portato gli esperti di cyber security ed i governi nazionali di tutto il mondo ad attuare strategie e politiche nazionali, comunitarie ed internazionali necessarie ad intervenire su un fenomeno che sempre più minaccia la nostra sicurezza. Una di queste “strategie” è rappresentata dal cosiddetto Trojan di Stato o Captatore informatico, un malware che viene inserito in dispositivi quali tablet, pc e cellulari per monitorare le informazioni contenute al loro interno e svelare presunti reati di estrema gravità.
Nel caso italiano il trojan di Stato viene identificato quale mezzo di ricerca della prova, utilizzato per la prima volta dai carabinieri di Palermo nel 2004 in un presunto caso di mafia in cui il soggetto indagato comunicava al cellulare tramite l’applicazione Skype, che si avvale di conversazioni cifrate e quindi non intercettabili: il captatore informatico è stato inventato per rilevare questo tipo di conversazioni.
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