La crisi libica ha avuto, sin dal suo inizio nel 2011, delle importanti e non trascurabili ricadute internazionali e regionali. La Libia è un tipico esempio di Stato fallito (failed State) dove più governi competono per avere la rappresentanza dell’intero territorio.
Dopo la caduta di Gheddafi, lo Stato libico è preda di fazioni violente e di gruppi terroristici che impediscono una rappresentanza unitaria dell’intera nazione.
La questione del governo dello Stato libico è importante, tra le altre cose, per individuare l’entità legittimata a disporre delle ricchezze del Paese, in particolare delle risorse petrolifere, dei fondi della Banca centrale libica e della LIA Libyan Investment Authority (Aspetto trattato nel report ‘Come opera il fattore Minniti in Libia per la stabilizzazione d’area e la sicurezza nazionale italiana’).
Prima dell’accordo di Skhirat (17 dicembre 2015), la situazione era grosso modo la seguente: un governo a Tobruk, un altro a Tripoli ed un gruppo facente capo all’ISIL che occupava una parte di Sirte e dintorni. Con l’accordo di Skhirat, sponsorizzato dalle Nazioni Unite e raggiunto grazie alla mediazione dell’inviato del Segretario Generale, Martin Kobler, è stato creato il Governo di Accordo Nazionale (GNA, secondo l’acronimo inglese), destinato a esercitare la sua autorità sull’intera Libia…
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