Il fenomeno dei foreign fighters sta guadagnando una crescente attenzione sia da parte dei governi occidentali sia tra gli accademici in seguito alle dinamiche legate alla guerra civile siriana e alla complessa situazione mediorientale. Questa tematica, inoltre, viene enfatizzata dai media occidentali che mostrano immagini violente e reclamizzano l’importanza di alcuni gruppi jihadisti rispetto ad altri.
Bisogna sottolineare che il reclutamento non viene effettuato esclusivamente da ISIS/ISIL, ma da una costellazione di gruppi jihadisti presenti in Siria e nella mezzaluna fertile, come Jabhat al- Nusra e Ahrar al- Sham, i quali annoverano tra i propri ranghi numerosi cittadini europei e americani.
L’interesse verso questo argomento viene alimentato da ragioni di sicurezza interna al fine di tutelare i cittadini del proprio stato contro gli attacchi terroristici perpetrati dai combattenti occidentali e non, che rientrano dal fronte jihadista con una maggiore expertise militare. Il fenomeno rappresenta una minaccia tangibile per le democrazie occidentali ed è una costante fonte di preoccupazione per le agenzie di intelligence.
I foreign fighters jihadisti europei non rappresentano una realtà strettamente legata alle dinamiche politiche del XXI secolo, in quanto tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso sono stati registrati dei flussi di combattenti stranieri verso il Pakistan, l’Afghanistan, la Bosnia e la Cecenia. La presenza dei foreign fighters non deve essere collegata automaticamente alla religione islamica; infatti, durante la guerra d’indipendenza greca degli anni venti dell’Ottocento, Lord Byron e altri connazionali guidarono una coalizione transnazionale per rifornire i ribelli greci di armi e denaro da utilizzare contro le truppe dell’Impero Ottomano, basando le loro campagne di raccolta fondi sul concetto della difesa della Grecia classica contro le barbarie culturali ottomane. Nonostante siano stati firmati numerosi accordi internazionali e decretati alcuni embarghi durante la guerra civile spagnola, Germania, Italia e Portogallo rifornirono le truppe falangiste con uomini e armi inquadrati nell’esercito regolare nazionale, mentre alcuni preti ortodossi rumeni si unirono alle Iron Guards (“Le guardie di ferro” – formazioni filofasciste) per difendere il paese iberico dalla minaccia comunista.
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