Da ormai diversi anni a questa parte la Libia si è attestata come nerbo scoperto della politica estera e militare legata indissolubilmente agli interessi ed alla sicurezza nazionale della Repubblica Italiana. Le condizioni di sicurezza nel Paese rimangono precarie, i numerosi gruppi che si contendono il potere o che ne vorrebbero almeno rientrare nella sfera d’interesse, rimangono pressoché ingestibili dal potere centrale del Governo di Al Fayez Serraj che dall’aprile 2016, ovvero da più di un anno, lavora come voce ufficiale della nuova Libia sostenuto dall’ONU. Nonostante la presenza di forze militari internazionali che hanno supportato la liberazione della città strategica di Sirte dalle deboli forze dello Stato Islamico dall’agosto del 2016, le Forze Armate libiche, le quali risultano ancora in fase di formazione, non intendono avvalersi del supporto di missioni sotto egida ONU e NATO additando qualsiasi intromissione come ingerenza non gradita. Allo stato dell’arte le considerazioni in merito al clima di grave insicurezza nel Paese rimangono negative ed è una condizione che riguarda tanto il Governo dell’est quanto quello dell’ovest. A Tripoli diverse milizie hanno tentato di riprendere il controllo della città in almeno due occasioni tra l’ottobre del 2016 e l’aprile 2017. I due episodi sono stati etichettati come possibili Golpe ai danni del governo in carica ma concretamente erano più che altro azioni di disturbo al fine di delegittimare il potere centrale di Al Serraj creando malcontento tra la popolazione ed i supporter internazionali.

 

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