In uno scenario internazionale connotato da instabilità e focolai accesi in diverse parti del mondo, il 2008 ha visto un incremento del numero dei conflitti ad alta intensità e nell’anno successivo è stato registrato un picco massimo delle vendite degli armamenti. Nonostante ciò, negli anni compresi tra il 2009 e il 2014, tale valore non ha fatto che calare. Un significativo rallentamento del ritmo di declino è stato infine raggiunto nel 2015, a dimostrazione del fatto che per la maggior parte dei Paesi la risposta alle crisi contemporanee consiste principalmente in un incremento della spesa militare. Esiste, però, un limitato gruppo di Stati che ha scelto di smantellare o rinunciare alle Forze Armate, nel tentativo di ridurre la spesa nazionale, nella speranza di un futuro più pacifico. Entrando in contatto con tali contesti non si può fare altro che chiedersi: se questi Paesi sono in grado di sopravvivere- e vivere bene- senza avere un esercito, perché gli altri dovrebbero averne uno? Per poter dare una risposta quanto più possibile reale, è essenziale conoscere meglio quali siano gli Stati che si sono mossi in questa direzione, come ci siano arrivati, che conseguenze ne siano derivate a livello interno ed esterno e, ultimo ma non da meno, come di fatto gestiscano la loro sicurezza, senza la necessità di ricorrere a un esercito.
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