Il termine anglosassone intelligence ha, come suggerito dalla Scuola di Formazione del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS), “[…] una duplice accezione: l’una, soggettiva, che rimanda al complesso delle strutture e delle attività volte a raccogliere notizie utili ai fini della tutela della sicurezza nazionale; l’altra, oggettiva, che si riferisce al prodotto di tale attività (le informazioni) […]”.

Per indicare, invece, quali siano finalità e ruolo dell’intelligence, oggi come ieri trovo estremamente chiarificatrici le parole di Sherman Kent: “L’intelligence non stabilisce quali siano gli obiettivi, non definisce la policy, non fa piani, non conduce operazioni. L’intelligence svolge un ruolo subordinato rispetto a queste funzioni. Il suo compito è fare sì che i decisori politici siano bene informati, deve stare al loro fianco con il libro aperto alla pagina giusta, richiamare la loro attenzione sui fatti che stanno ignorando e, su loro richiesta, analizzare le diverse opzioni senza indicare loro quale scegliere”.

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