Si è tenuto lo scorso 13 gennaio il 4° incontro della serie Intelligence Collettiva; un insieme di appuntamenti organizzati da Angelo Tofalo per favorire la diffusione della cultura della sicurezza e la comprensione delle modalità di funzionamento della nostra intelligence.

Il lavoro di Tofalo – perfettamente coerente col ruolo del COPASIR e con l’integrazione del Comitato nel Sistema di Sicurezza Nazionale – era cominciato già mesi fa con la pubblicazione delle “pillole di intelligence”. Brevi filmati in cui sono stati trattati con competenza e semplicità le basi di funzionamento del Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica, descrivendo l’architettura dei nostri servizi e le principali discipline di raccolta informativa.

L’incontro ha visto il pubblico in sala partecipare ad una simulazione del processo di definizione dell’esigenza informativa, di raccolta e analisi di scenario e di elaborazione di un punto di situazione capace di fornire al decisore politico le basi per compiere adeguatamente le scelte di prevenzione e reazione indispensabili. Nel corso della simulazione nessun aspetto è stato tralasciato: dalla costruzione di uno scenario verosimile si è passati alla sperimentazione virtuale di un processo di raccolta informativa e alla successiva elaborazione dei report da presentare al Decisore.

Il tutto seguito dal prezioso supporto di esperti e personalità del settore che non hanno mancato di fornire il loro bagaglio di esperienza per rendere percepibile e immediata la delicatezza e la difficoltà delle operazioni di humint su campo.

Capire quali notizie selezionare ed interpretare e confrontarsi con quelle difficili scelte dialettiche – spesso semplici sfumature di linguaggio – che sanno fare la differenza tra un’analisi obiettiva e centrata e un rapporto al decisore che presenta elementi di giudizio individuale, ha permesso al pubblico intervenuto di sfiorare le operazioni di elaborazione informativa che i nostri servizi si trovano a compiere quotidianamente.

Non meno interessante è stato poi il tempo dedicato alla comunicazione politica, elemento da cui il decisore non può prescindere per trasmettere adeguatamente le informazioni di cui è in possesso e la sostanza degli interventi politici decisi a tutela degli interessi del Paese.

Il gioco di simulazione ha permesso di riunire quei contenuti relativi alle discipline di raccolta informativa – humint, sigint, imint, elint, osint – già fornite nei precedenti incontri e di esplorare la ciclica catena di funzionamento del mondo intelligence che, partendo dalle scelte del decisore, passa attraverso il lavoro di agenti ed analisti chiamati a fornire un output che sappia preparare adeguatamente alle complesse scelte future.

Questa esperienza del  mondo intelligence, si è ben inserita all’interno dell’avviato percorso di graduale divulgazione delle informazioni relative ai compiti ed al funzionamento del Sistema di Informazione, guidando i profani a squarciare quel velo di diffidenza spesso fin troppo radicato nella storia e nell’antropologia del nostro Paese.

Costruire una cultura della sicurezza significa infatti costruire un’idea di intelligence che non è – e non deve essere – oscura disciplina distante dai cittadini o opposto ad essi, ma – al contrario – elemento a tutela e vantaggio di una comunità politica consapevole. Elemento regolamentato e legittimato dal potere politico, lontano da quell’immaginario di deviazione e anomia che ha purtroppo caratterizzato a lungo – e non sempre a torto – l’immagine della comunità informativa nazionale.

Costruire una cultura della sicurezza capace di avvicinare informare i cittadini in merito alle esigenze e attività di raccolta informativa è un tassello non secondario per creare una cesura reale rispetto al passato.

Perché se è incontestabile che il segreto vada protetto in quanto nucleo fondamentale della protezione degli interessi nazionali, altrettanto necessario è saper discernere con intelligenza cosa sia da considerare segreto e cosa invece possa essere portato alla conoscenza del pubblico. E nulla è più necessario della comprensione e della condivisione di ciò che è possibile mostrare per incentivare e portare a compimento quel processo di integrazione sistemica e partecipazione civile che dovrebbe vedere ciascuno svolgere il suo ruolo in modo attivo e positivo nella difesa della comunità di appartenenza. Una comunità, quella italiana, che – sebbene incredibilmente dimenticato dai più – ha, di fianco alle sue debolezze, innumerevoli punti di forza che vanno compresi, protetti e riconosciuti.

Ed è esattamente questo il messaggio da cogliere nelle attività del giovane membro del COPASIR. La capacità di fare del Comitato parte integrante del sistema, interpretando lo spirito della 124 del 2007 nella pienezza delle sue indicazioni. Mantenere e rinforzare il ruolo di controllo democratico affidato al COPASIR, senza per questo rinunciare a condurre e promuovere un lavoro condiviso. Un lavoro che veda ciascuna Istituzione dello Stato – pur nel pieno mantenimento delle sue prerogative – cooperare con intelligenza ed orientamento allo scopo, rinunciando a sacrificare il bene della Repubblica a posizioni politiche di parte o facili strumentalizzazioni legate alla posizione individuale o corporativa e a pericolosi preconcetti ideologici.

Il Comitato, rinforzato dall’architettura della riforma del 2007, può oggi svolgere il suo lavoro di controllo lontano da quelle limitazioni, pur ridottesi già in precedenza, che spesso imponeva la precedente normativa.

Il lavoro svolto fin qui – dal COPASIR, così come dalle altre componenti istituzionali coinvolte – può certamente aiutare a creare un‘intelligence capace di fare sistema, che sia finalmente compresa e accolta dai cittadini come strumento indispensabile alla tutela degli interessi del Paese. Per riuscire nell’impresa – o almeno dare ad essa un avvio – è indispensabile infatti disporre di strumenti capaci di superare l’ambiguità e la diffidenza, creando regole chiare. Regole che tutelino tutte le parti coinvolte, senza per questo rinunciare alla protezione di quei dati sensibili la cui divulgazione comprometterebbe irreparabilmente il lavoro di tutela e protezione proprio del SISR. Regole contenute dalla normativa attuale che, seppur migliorabili, permettono oggi di bilanciare adeguatamente le due esigenze di protezione delle libertà democratiche e tutela delle attività coperte da segreto, costruendo una realtà che, superando i confini di se stessa, favorisce l’integrazione informativa ed operativa di tutti i tasselli istituzionali coinvolti.

 

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