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Con l’avvento del nuovo millennio il fenomeno della carenza idrica, da sempre associato alle regioni più povere del mondo, ha iniziato ad assumere un ruolo di crescente importanza all’interno dell’agenda politica dei Paesi più ricchi, tant’è che oggi si parla di una vera e propria “emergenza globale”.

Già nel 1995 Ismail Serageldin, allora vicepresidente della World Bank, affermava: “Se le guerre del XX secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del XXI secolo saranno combattute per l’acqua”. Oggi, infatti, in riferimento all’acqua si parla di “oro blu”, per evidenziare come una risorsa basilare e prioritaria, bene comune dell’umanità, stia rappresentando un interesse economico tale da essere paragonato a un bene di consumo e di mercato; essa, com’è noto, è una risorsa indispensabile per l’agricoltura, lo sviluppo umano e la crescita industriale. Tuttavia, a fronte di un notevole aumento della popolazione mondiale e dell’attività produttiva, cui si sono aggiunti sprechi e mercificazione, negli ultimi decenni si è assistito a gravissimi scarti tra domanda e offerta globale della risorsa.

Secondo quanto afferma il “Rapporto 2015 delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche mondiali” la popolazione mondiale cresce di circa 80 milioni di persone ogni anno e secondo le previsioni raggiungerà i 9,1 miliardi entro il 2050. Si stima, inoltre, che il PIL globale è cresciuto in media del 3,5% all’anno tra il 1960 e il 2012.

Buona parte di questa crescita economica ha comportato altissimi costi sociali e ambientali. Fattori come crescita demografica, urbanizzazione, industrializzazione e aumento della produzione e dei consumi hanno generato una domanda costantemente crescente di acqua dolce. In base alle stime, entro il 2030 il mondo dovrà far fronte ad un deficit di risorse idriche del 40%.

Il Rapporto sottolinea, inoltre, che in realtà sarebbe disponibile acqua in quantità sufficiente a soddisfare le crescenti necessità a livello globale, ma solamente a fronte di un radicale cambiamento del modo in cui questa risorsa viene utilizzata, gestita e condivisa. Pertanto, la crisi globale dell’acqua è una crisi di governance assai più che una crisi di disponibilità della risorsa. La concorrenza tra richieste di assegnazione di acqua a scopi differenti aumenta il rischio di conflitti a livello locale e condurrà a crescenti difficoltà nelle decisioni in materia di assegnazione delle risorse idriche.

Dal 1950 sono 37 i conflitti scoppiati nel mondo per l’utilizzo dell’acqua, su un totale di 507 controversie. All’inizio del XXI secolo a essere maggiormente a rischio sono alcune regioni del Medio Oriente, dell’Africa settentrionale e del Sud-Est asiatico.

Oggi il dibattito attorno all’issue acqua si sta concentrando attorno al fenomeno della “mercificazione” di questa preziosa risorsa e sullo scontro tra chi è a favore o contrario a questa tendenza. Infatti, nell’epoca della globalizzazione economica, sempre più esperti e politici ritengono che la soluzione alla carenza idrica passi per l’economia e che bisogna lasciare al libero mercato il compito di assicurare un allineamento tra bisogni e offerta.

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