La diffusione della paura costituisce la componente fondante del terrorismo, di qualsiasi matrice e in qualsiasi sua fase storica. Effetto, portata e potenza del messaggio di gruppi terroristici che sfruttano questa tattica asimmetrica sono stati incredibilmente amplificati dalla rivoluzione nell’informazione, cassa di risonanza per la diffusione del messaggio e della violenza estremista. Lo sviluppo tecnologico in questo campo e nella comunicazione ha ampliato a dismisura la toolbox a disposizione di gruppi terroristici, ma non solo.
Da un lato le nuove tecnologie di comunicazione e networking hanno permesso a queste organizzazioni di coordinare attacchi ed operazioni eludendo il controllo di polizia e intelligence, costituendo quel modello di “terrorismo in franchising”, nel quale istruzioni e manuali operativi, assieme ad un possibile e più o meno indiretto supporto finanziario e di mezzi, vengono fornite a celle locali affiliate all’organizzazione madre. Questa categoria di terrorismo è esemplificata dagli attacchi al Bataclan perpetrati a Parigi nel Novembre 2015, nei quali un commando armato di AK-47 ha aperto il fuoco sugli spettatori, uccidendo 90 persone e ferendone molte altre.
Nonostante l’attacco sopracitato costituisca il più tragico attacco su suolo europeo nella storia recente, sia per numero di vittime che per livello di organizzazione e pianificazione mostrato, il trend di attentati degli ultimi anni, specialmente nel 2016, mostra generalmente una natura diversa per tipologia, motivazioni, portata, mezzi e tattiche impiegate. Nel palcoscenico di sicurezza europeo, il vero fattore di novità appare essere la progressiva affermazione dei cosiddetti cani sciolti, individui che, a seguito di un rapido e sommario processo di radicalizzazione, pianificano e perpetrano attacchi poi puntualmente rivendicati da gruppi come lo Stato Islamico.
Questa famiglia di attentatori è estremamente disomogenea e difficile da inquadrare o analizzare con chiarezza, tanto diversi sono profili, storie personali, ideologia e motivazioni dei protagonisti degli attacchi. Nonostante l’enfasi posta sulla sospetta correlazione tra il massiccio flusso di migranti e il terrorismo, la natura di questa minaccia appare essere prevalentemente domestica e locale (63% degli arrestati nel 2015 sono costituiti da cittadini europei), mezzi e tattiche impiegate sono meno sofisticate e gli attacchi risultano generalmente pianificati tra un ristretta cerchia di individui -se non attori solitari- privi di contatto con cellule o organizzazioni strutturate. Questa evoluzione costituisce un duplice vantaggio per attori come lo Stato Islamico.
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